Case #3 - Joan il cliente infelice


Joan era una cliente intorno ai 50 anni. Aveva abbondante disponibilità economica e due figlie adulte, da diversi mariti. Era divorziata e stave affrontando un period di difficoltà. Joan non era felice. Non aveva confidenza professionale, che le permetessero di mettere a frutto gli anni spesi a studiare. Non si sentiva compresa dale persone, nè supportata dagli amici. Sentiva come se dovesse sempre dare tutto agli altri, ma che gli altri non fossero realmente interessati a lei. Provava risentimento ed era bloccata.

La terapia non fu facile. Lei voleva soluzioni, ma poi rifiutava ogni sorta di consigli. Fondamentalmente desiderava empatia e comprensione. In vari modi, lei voleva solamente simpatia. Dopo un periodo, mi seniti a disagio il che confermava come le cose per lei non fossero mai buone. Lei era riluttante a riconoscere il suo ruolo, e ogni volta che le dicevo che lei aveva una parte in tutto ciò, lei entrava sulle defensive, e si arrabiava con me per non esserle di supporto.

Lei desiderava passare ogni seduta a raccontare di qualnto fosse trattata male. Ancora, io mi sentivo a disagio nello stare semplicemente seduto ad ascoltarla, in qualche modo supportandola nello stare ferma nel suo modo di vivere doloroso e non produttivo. Ancora, quando la interruppi, lei si irritava e diveniva critica nei miei confronti. Una terapia per niente facile!

Introdussi l'idea che ciò che avveniva lì fuori nel mondo era anche riflesso nella nostra relazione. Ovvero il modo in cui non si sentiva ascoltata o supportata anche con me. E come alcune mie reazioni nei suoi conforonti fossero simili alle reazioni che altri avevano con lei.

A momenti lei sembrava interessata ed aperta all'idea, ma alter volte voleva solo tornare alle sue storie famigliari. Una volta la introdussi ad alcune cose su cui volevo lavorare con lei, invece che stare sempre ad ascoltare le sue storie. Lei si sentì molto offesa, e molto arrabiata in seguito. Voleva terminare la terapia. In termini relazionali, questo è un esempio di ciò che chiamiamo la 'lacerazione' nel tessuto relazionale. E' responsabilità del terapista quella di 'riparare' ciò, intraprendendo un lavoro di comprensione e riconnessione.

Quindi questo fu ciò che feci – comprendendo che lei aveva sentito ciò che avevo fatto come un tentative di tagliarla fuori, e quanto ciò l'avesse dispiaciuta e avesse fatto emergere sentimenti di rabbia. Riconobbi la mia impazienza nell'aver volute spingere Avanti la terapia, e come mi sentissi bloccato ad ascoltare semplicemente le sue storie. Riconobbi che il modo con cui avevo provato di condurla a più presenza e vitalità non funzionava con lei.

Si sentì sollevata da questo, era probabilmente la prima volta nella sua vita che qualcuno riconosceva con lei la sua parte nella disgiunzione nella relazione. In questo senso, la guarigione fu conseguenza di un'esperienza, e il risultato fu che parte di lei ne fu rafforzata. Ancora, c'era ancora tanto lavoro da fare...



 Pubblicato da  Steve Vinay Gunther